Non più bambini, ma neanche adulti, in quella terra di confine che è l’adolescenza, in cerca della loro identità, gli adolescenti sono il bersaglio più frequente dei disturbi del comportamento alimentare. Il cibo non è mai semplicemente cibo, ma è anche un tramite con il mondo e per i giovanissimi può diventare un linguaggio con cui parlare agli adulti e esprimere i loro bisogni, le loro difficoltà, le loro inadeguatezze. Anche per questa ragione non è mai facile diagnosticare anoressia e bulimia. Malattie che le famiglie fanno spesso fatica ad accettare e per le quali, non di rado, sentono messa in discussione la relazio ne genitoriale e vivono profondi sensi di colpa. La fotografia su queste patologie quindi non si scatta affatto in automatico. Non esiste, infatti, una stima condivisa della prevalenza di questo disturbo anche per la difficoltà di uniformare gli studi, oltre che per la tendenza a nascondere questo disturbo e a rifiutare anche per lungo tempo aiuto e supporto terapeutico. Di certo c’è che di anoressia si può morire. Soprattutto quando, nei casi più gravi, non si riceve un trattamento intensivo. Lo dicono alcuni studi realizzati su adolescenti ospedalizzati per i quali, laddove il recupero c’è stato, quasi sempre, è durato anni. Per cercare di entrare nel labirinto di questo disturbo complesso, l’Istituto Superiore di Sanità ha coordinato una Consensus Conference, voluta dal Ministero della Salute, nella quale si è cercato di stabilire prima di tutto quali siano nella comunità scientifica le priorità da per conoscere e poi per contrastare su tutti i piani i disturbi del comportamento alimentare e nell’ottica di potenziare percorsi di risposta efficace. (…)Auguri all’ Associazione per l’impegno in questa difficile ma preziosa battaglia.
Prof. Walter Ricciardi
Presidente ISS – Istituto Superiore di Sanità